D’inverno, quando il cielo è ancora buio, la città inizia a svegliarsi. All’alba scendono in strada autisti, panettieri, bidelle, maestri, impiegati, edicolanti, baristi.
In un vissuto etnicamente diverso si incontrano due genie di genti: chi smette dalla notte sbadigliando o nella scia di qualche sostanza, guadagna la via di casa e chi faticosamente, dopo aver ingollato il primo caffè di una lunga serie, attacca.
Turni di lavoro e di vita.
Poco dopo salirà una nuova alba.
Roma riserva a chi può fermarsi ad osservarla uno dei suoi momenti più belli.
Il traffico, grande nemico dei Romani è rarefatto; i giardini sono vuoti, i palazzi ancora chiusi, così come le saracinesche dei negozi; la velocità delle macchine, benché rare non intrappolate in file stanche quanto isteriche, la rende paradossalmente più dinamica.
Il cielo divenuto lentamente azzurro tenue con alcuni bagliori rosei all’orizzonte, prelude a un giorno di sole nel cielo terso, che il vento di ponente le donerà, rendendo l’aria respirabile,
quando le centraline dello smog staranno per lanciare l’allarme.
(da ‘Roma Nord’ Elena Dall’Oro – Palombi Editori)